venerdì 22 ottobre 2010

Annual International Congress

ONE BIG EVENT
2nd ANNUAL INTERNATIONAL CONGRESS
for Regenerative and Cell Based Medicine
REGISTER TODAY!
In four short weeks, the ICMS will be hosting its 2nd Annual International Congress on Regenerative and Cell Based Medicine.  This unique event is the only conference dedicated specifically to adult stem cells. It is our pleasure to invite you to join us on November 11-12, 2010 at the M Resort is Las Vegas, Nevada as we bring together lectures and presentations from internationally acclaimed physicians who are currently treating patients with these promising therapies.
This conference provides a one-of-a-kind opportunity for physicians, clinicians, and researchers interested in cell based medicine to come together to hear about the latest trends in the field and see data from patients who are currently being treated with stem cells from bone marrow, peripheral blood, and adipose tissue.  We have put together an agenda of experts from half a dozen countries to help you update your knowledge in the field, confirm your current practices, and receive valuable take-home information that will allow you to optimize your patient care and treatment efficacy.
Please join us in Las Vegas for what is sure to be a rewarding and highly educational experience!

NEW! Essential Knowledge in the Collection of Stem CellsEssential Knowledge in the Collection of Stem Cells
As a new feature of this year's conference agenda, the ICMS will be presenting a one-day, hands-on workshop on Essential Knowledge in Stem Cell Collection Techniques.  Held on Friday, November 12, 2010, this exciting workshop will provide physicians with a unique opportunity to learn the basics of safe and effective collection of stem cells from seasoned specialists that are pioneering the field.  The course will prodive professional training in the collection of platelet rich plasma and mesenchymal stem cells derived from bone marrow, adipose tissue, and peripheral blood.
The Training Course will feature presentations sponsored by the following organizations:
Essential Knowledge in the Collection of Stem Cells

HARVEST TECHNOLOGIES
Harvest Technologies is commercializing internationally, a technology that makes it possible for physicians to derive adult stem cells from patients in shorter periods of time. This company is at the forefront of the movement to develop technologies that accelerate our bodies' natural healing potential.
Harvest is sponsoring the platelet rich plasma training course which will be presented by Dr. Joseph Aiello.
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 Essential Knowledge in the Collection of Stem Cells

NEOSTEM

NeoStem Inc. is an international biopharmaceutical company that is committed to furthering the diagnostic and therapeutic applications of adult stem cells.  The company is dedicated to serving patients and transforming these promising therapies into reality.
NeoStem is sponsoring the peripheral blood training course which will be presented by its Director of Clinical Affairs, Lee Clough.
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ADISTEM

AdiStem Ltd. is a biotechnology company that is dedicated to discovering and developing new methods and instruments to assist clinicians in using adult stem cells to treat patients. The company is a pioneer in the field and a leading provider of stem cell products and procedures.
AdiStem is sponsoring the adipose tissue training course which will be presented by its Director, Dr. Vasilis Paspaliaris.
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 Essential Knowledge in the Collection of Stem Cells

REGENERATIVE SCIENCES
Regenerative Sciences, Inc. is a clinic that provides non-surgical joint repair treatments using autologous adult stem cells and blood growth factors. This clinic is dedicated to patient safety and a high quality of life and strives to meet the individual needs of all of its patients.
Regenexx is sponsoring the bone marrow training course which will be presented by its Co-founders, Drs. Christopher Centeno and John Schultz.
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if you have any questions about the conference please contact us at info@cellmedicinesociety.org



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International Cellular Medicine Society
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sabato 14 agosto 2010

Staminali, per la prima volta usate quelle autologhe per ricostruire trachea di un bimbo

GRAN BRETAGNA


Un intervento pioneristico e' stato eseguito e concluso con successo su un bambino inglese di 11 anni, per ricostruirgli la trachea usando le sue stesse cellule staminali. Ciaran Finn-Linch, questo il suo nome, e' stato il primo bambino al mondo a ricevere un trapianto di trachea con queste modalita', e ora sta per lasciare l'ospedale per tornare nella sua casa di Londra, secondo quanto riporta la Bbc.
Ciaran e' nato con la stenosi tracheale di un lungo segmento, patologia che rende la trachea molto stretta. Per porre fine ai suoi problemi, i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra hanno prima prelevato cellule staminali dal suo midollo osseo per poi iniettarle in un donatore di trachea, trovato in Italia. Dopo di che hanno trapiantato l'organo, permettendo cosi' alle staminali di trasformarsi in cellule del suo stesso corpo. L'obiettivo dei medici era di evitare eventuali problemi di rigetto. Tutto e' andato bene. I dottori infatti hanno riscontrato il ripristino del flusso di sangue.
Questo tipo di intervento si e' reso necessario visto il fallimento e le complicazioni dei precedenti cui era stato sottoposto il bambino. Il primo all'eta' di due anni e mezzo gli aveva ricostruito le vie aeree, ma lo stent di metallo utilizzato gli aveva eroso l'aorta. Dopo di che aveva subito altri due interventi, finche' otto mesi fa non si e' ripresentato lo stesso problema dello stent, che ha causato un massiccio sanguinamento. Cosi' i dottori hanno optato per le cellule staminali, con lo stesso tipo di intervento sperimentato per la prima volta in Spagna nel 2008 su una donna. Ciaran e' stato il primo bambino nel mondo a subire un trapianto di trachea con staminali autologhe.

lunedì 5 luglio 2010

Staminali e diabete, negli occhi cellule simili a quelle pancreatiche

ITALIA
11 giugno 2010

Le cure del futuro per il diabete potrebbero trovarsi nei nostri occhi. Proprio li' infatti sono "nascoste" cellule staminali molto adatte a essere riprogrammate per diventare beta-cellule, le cellule del pancreas che producono insulina e che smettono di funzionare in chi soffre di diabete di tipo uno ma anche, a lungo andare, nei pazienti con il diabete di tipo due. Lo dimostrano gli studi sperimentali presentati da un gruppo di ricercatori coordinati da Carla Giordano, Professore Associato di Endocrinologia all'Universita' di Palermo, durante il XXIII Congresso Nazionale della Societa' Italiana di Diabetologia, a Padova dal 9 al 12 giugno. La procedura per ottenere le beta-cellule dalle staminali oculari, molto promettente, e' anche oggetto della richiesta di un brevetto. "Utilizziamo una particolare popolazione di cellule staminali adulte che si trova nel limbus, una zona dell'occhio fra congiuntiva e cornea - spiega Carla Giordano - L'area e' facilmente accessibile con un piccolo intervento oculistico, per cui queste cellule possono essere facilmente prelevate dal paziente stesso.
Abbiamo verificato che le staminali del limbus hanno una notevole capacita' di crescita in vitro, per cui rappresentano una buona sorgente da cui ottenere beta-cellule. Inoltre, le cellule limbali non creano i problemi etici e tecnici relativi all'uso di staminali embrionali. Le cellule del limbus sono anche poco immunogeniche: questo rappresenta un notevole vantaggio perche' se, in futuro, si dovesse confermare la possibilita' di trapiantare le beta-cellule cosi' ottenute nei pazienti avremo un bassissimo rischio di rigetto". Gli studi sulle cellule staminali per la produzione di beta-cellule prendono le mosse dalla constatazione della difficolta' al largo impiego dei trapianti di isole pancreatiche. Da qui l'idea di cercare fonti alternative di beta-cellule. Per il momento le uniche esperienze su pazienti diabetici sono relative all'impiego del trapianto autologo non mieloablativo di cellule staminali: in Brasile, in uno studio pilota, sono state prelevate dal midollo osseo cellule staminali, a pazienti diabetici di tipo 1, successivamente trattati per azzerare il midollo osseo; infine gli stessi soggetti hanno ricevuto le proprie cellule midollari prelevate in precedenza. Sebbene lo studio non abbia incluso un gruppo di controllo, alcuni pazienti non hanno avuto bisogno di terapia insulinica per un periodo medio di 31 mesi. "Il procedimento pare che possa portare alle beta-cellule dell'organismo del paziente una sorta di messaggio di rigenerazione: le cellule cioe' "reimparano" a produrre insulina - chiarisce Giordano - Si tratta pero' di esperienze isolate, con risultati ancora in corso di valutazione, attraverso un metodo indubbiamente pesante per il paziente".

lunedì 28 giugno 2010

Cornee rigenerate da staminali: trattamento efficace per 10 anni

Un team di ricercatori italiani e' riuscita a sviluppare cornee da cellule staminali prelevate dall'anello che circonda l'iride per sostituire quelle danneggiate da ustioni con un innesto che dura almeno 10 anni. La tecnica e' stata messa a punto dal Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari di Modena. La tecnica prevede di estrarre le staminali dalla giunzione sclero-corneale (il limbo) di un occhio sano. Una volta fatte sviluppate su una pellicola sottile questo strato e' innestato nell'occhio per formare una nuova cornea rigenerata. Per fare cio' serve solo un millimetro quadrato di limbo. La ricerca e' stata pubblicata sul New England Journal of Medicine. Una delle ricarcatrici, Graziella Pellegrini, ha riferito che la ricerca si e' dimostrata efficace sul 77% dei 112 volontari, che avevano perso la vista.

mercoledì 26 maggio 2010

Staminali. Accordo Vaticano-NeoStem Inc. sulla ricerca con quelle adulte

La NeoStem Inc., societa' biofarmaceutica internazionale, e il Pontificio Consiglio per la Cultura hanno annunciato oggi un'iniziativa congiunta tra le loro organizzazioni caritative per ampliare la ricerca e accrescere la conoscenza delle terapie basate sulle cellule staminali adulte. Lo rende noto un comunicato stampa.
La 'Stem for Life Foundation' della NeoStem, istituita per creare consapevolezza sulle potenzialita' delle cellule staminali adulte nella cura delle malattie, e la Fondazione 'Stoq International (Science, Theology and the Ontological Quest)' del Pontificio Consiglio, lavoreranno insieme per far avanzare la ricerca sulle staminali adulte, per esplorare la loro applicabilita' clinica nel campo della medicina rigenerativa, e la rilevanza culturale di tale ricerca specialmente nel suo impatto sui temi teologici ed etici.
'Per oltre 40 anni, i medici hanno usato cellule staminali adulte per trattare vari tumori sanguigni, ma solo recentemente la promessa di usare staminali adulte per curare un significativo numero di altre malattie ha cominciato ad essere compresa', ha detto Robin L. Smith, presidente e amministratore delegato di NeoStem. 'Con un supporto adeguato per condurre ricerche e terapie, questo e' un passo monumentale per il settore della medicina rigenerativa', ha aggiunto.
'Considerando le potenziali implicazioni dell'indagine scientifica, l'applicabilita' medica e l'impatto culturale della ricerca sulle staminali adulte, la collaborazione con NeoStem rappresenta uno sforzo critico', ha detto padre Tomasz Trafny, del Pontificio Consiglio per la Cultura. 'Attraverso iniziative educative con NeoStem e la sponsorizzazione di programmi di ricerca scientifica che superino i limiti della conoscenza delle staminali adulte che non intaccano la vita umana, noi andiamo un po' piu' vicino a un passo decisivo per dare sollievo a inutili sofferenze umane'.
Nell'ambito della collaborazione, la NeoStem e il Pontificio Consiglio per la Cultura si sforzeranno di sviluppare in tutto il mondo programmi educativi, pubblicazioni e corsi accademici con un approccio interdisciplinare per facolta' teologiche e filosofiche, comprese quelle di bioetica. Una delle iniziative sara' una conferenza internazionale di tre giorni in Vaticano sulla ricerca sulle staminali adulte.

Staminali e sclerosi multipla, parte la prima esperimentazione sull'uomo

Notizia
26 maggio 2010

Al nastro di partenza la prima sperimentazione sull'uomo di una terapia basata sulle cellule staminali per la cura della sclerosi multipla. E' il primo studio del genere al mondo, parte dall'Italia, coinvolge una ventina di Paesi e utilizza le cellule staminali del midollo (mesenchimali). L'annuncio e' arrivato oggi a Roma, nella Giornata mondiale sulla sclerosi multipla.
'Siamo orgogliosi che una ricerca italiana sulle staminali da noi finanziata sia capofila a livello internazionale e che abbia aperto la strada a un percorso sperimentale a livello mondiale', ha detto Mario Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism), la fondazione dell'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism).
Si conferma cosi' il ruolo di guida dell'Aism nella ricerca internazionale sulla sclerosi multipla, che e' fra le quattro associazioni che nel mondo finanziano per l'85% la ricerca, dopo Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna.
La prima sperimentazione clinica con le staminali e' coordinata per l'Europa da Antonio Uccelli, del dipartimento di Neurologia dell'universita' di Genova e per il Nord America dal canadese Mark Friedman, dell'universita' di Ottawa. Coinvolgera' circa 150 pazienti nel mondo (fra 20 e 30 in Italia), con una malattia ancora attiva, ma non in fase avanzata, nei quali le cure tradizionali non hanno dato risultati. Il costo complessivo dello studio internazionale La scommessa e' che le cellule mesenchimali esercitino una doppia funzione: da un lato, ha spiegato Uccelli, agiscono modulando la reazione autoimmune con cui il sistema immunitario attacca se stesso; dall'altro rilasciano fattori che proteggono le cellule nervose e ne facilitano la sopravvivenza. Ora sono in preparazione i documenti per chiedere l'autorizzazione per la sperimentazione al ministero della Salute.

venerdì 7 maggio 2010

Staminali dormienti nel cervello anziano, ma risvegliabili

GERMANIA

Notizia
6 maggio 2010 20:00

E chi lo dice che il cervello invecchia con l'eta'? Anche da anziano, invece, il nostro cervello potrebbe 'rinverdirsi' di nuovi neuroni, infatti, almeno nei topi in eta' anziana, il cervello conserva un tesoro di cellule staminali potenzialmente utili a scopo rigenerativo.
Queste cellule sono in buona parte 'in letargo', ma possono essere risvegliate con opportuni stimoli come la ginnastica.
Lo rivela uno studio condotto presso il Max Planck Institute of Immunobiology di Friburgo pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell.
Condotta da Verdon Taylor, la ricerca ha evidenziato la presenza di varie popolazioni di cellule staminali nei pressi dell'ippocampo, area cruciale per apprendimento e memoria, di topolini anziani. Alcune di queste cellule staminali sono dormienti altre attive.
Era gia' nota la presenza di staminali nell'ippocampo del cervello adulto; ma finora si era ritenuto che questo tesoro si esaurisse con l'avanzare dell'eta'.
Invece i ricercatori tedeschi hanno trovato due popolazioni di staminali in parte in letargo, in parte attive. Ed hanno anche visto che l'attivita' fisica e le crisi epilettiche sono tra gli stimoli che possono risvegliare le staminali.
In futuro, conclude Taylor, queste staminali potrebbero essere risvgliate con stimoli esterni (per esempio nuovi farmaci) per dare impulso alla rigenerazione di nuovi neuroni che vadano a ringiovanire il cervello o addirittura a curarlo in caso di malattie come la demenza senile.

martedì 4 maggio 2010

Staminali, Fondazione lancia dodici progetti di ricerca

SVIZZERA - Staminali, Fondazione lancia dodici progetti di ricerca

Notizia
9 aprile 2010

La Fondazione nazionale della scienza ha lanciato dodici studi sulle staminali. Un gruppo di ricerca studierà l'efficacia delle staminali per riparare le ferite cutanee. Un altro gruppo si concentrerà sui meccanismi che controllano le staminali del tumore al cervello.
L'obiettivo del programma triennale PNR 63 ("Cellule staminali e medicina rigenerativa") è di gettare le basi per nuove applicazioni cliniche

Ottenute cellule pruripotenti da quelle adulte

USA - Staminali. Ottenute cellule pruripotenti da quelle adulte

3 maggio 2010

Sono state ottenute le prime cellule staminali riprogrammate (staminali pluripotenti indotte, o Ips) che piu' assomigliano alle staminali embrionali, ovvero che sono piu' immature e piu' pluripotenti. Il risultato, descritto sulla rivista dell'Accademia Nazionale delle Scienze Americane, Pnas da un gruppo di ricerca americano coordinato da Jacob Hanna del Whitehead Institute for Biomedical Research, e' stato ottenuto migliorando il cocktail di geni che permette di ottenere cellule staminali umane da cellule adulte, chiamate appunto cellule staminali pluripotenti indotte.
Lo stato di pluripotenza ottenuto, ha osservato Hanna 'non era mai stato osservato prima nelle staminali pluripotenti indotte' e apre nuove opportunita' sia per la ricerca sulle staminali sia all'uso di queste cellule per scopi terapeutici e per la ricerca di nuovi farmaci.
La pluripotenza e' la possibilita' delle cellule staminali di svilupparsi in piu' direzioni per formare organi e tessuti di tipo diverso ma questa proprieta' e' perfetta solo nelle cellule staminali embrionali e non nelle pluripotenti indotte. Una differenza, osservano i ricercatori, molto importante che rende le cellule embrionali piu' facili da programmare rispetto alle staminali pluripotenti indotte. 'Si tratta di un risultato interessante - ha osservato Giuseppe Novelli, genetista all'universita' di Roma Tor Vergata - che voglio ripetere nel mio laboratorio'. 'Il cocktail di geni usato finora per riprogrammare cellule adulte e portarle allo stato di staminali - ha proseguito - non riesce a riprogrammare del tutto le cellule che non dimenticano completamente la memoria acquisita nel corso della loro vita. Di conseguenza la riprogrammazione non e' completa, le staminali ottenute non sono perfettamente controllabili e non sempre si riesce a farle specializzarle nel tessuto che si vuole'.

venerdì 9 aprile 2010

AUSTRALIA - Staminali fegato. Proteina stimola rigenerazione

AUSTRALIA - Staminali fegato. Proteina stimola rigenerazione

Notizia
7 aprile 2010 20:42

Ricercatori del Western Australian for Medical Research (WAIMR), in Australia, hanno individuato una proteina che stimola la rigenerazione delle cellule del fegato, aprendo la porta ad una possibile alternativa al trapianto. Si chiama TWEAK la molecola naturale che consente di raddoppiare la crescita di tessuti epatici sani, agendo direttamente sulle cellule progenitrici epatiche (LPCs), praticamente le staminali del fegato. Lo studio, pubblicato sulla rivista Hepatology, potrebbe anticipare un futuro migliore per i pazienti con danni al fegato, come quelli affetti da Epatite C. Iniettate nei soggetti sottoposti a sperimentazione con compromissioni epatiche hanno velocizzato la guarigione del tessuto. 'Significa che si potrebbe adoperare TWEAK per aiutare gli organi danneggiati a riparare se stessi mediante la crescita di nuove cellule sane a un ritmo molto piu' rapido', spiega Janina Tirnitz-Parker, che ha guidato lo studio.

GRAN BRETAGNA - Staminali reni. Il punto della ricerca

GRAN BRETAGNA - Staminali reni. Il punto della ricerca

Notizia
9 aprile 2010 1:28

Oggi il trapianto di rene e la dialisi, nei Paesi ricchi, ridanno la vita ai pazienti con malattie renali, che infatti non muoiono piu' per insufficienza renale; ma in futuro anche dialisi e trapianto lasceranno il posto a qualcosa di ancora piu' entusiasmante, la rigenerazione dei reni: verranno messe a punto tecniche di rigenerazione con cellule staminali, sia iniettate nel tessuto renale del malato, sia staminali del midollo osseo del paziente indotte (con farmaci) a migrare nel rene per favorirne la rigenerazione spontanea.
E' la prospettiva tratteggiata sulla rivista Lancet in una review firmata da Giuseppe Remuzzi, Ariela Benigni e Marina Morigi dell'istituto Mario Negri di Bergamo che fa il punto sugli ultimi risultati della ricerca.
C'e' inoltre la possibilita' di trovare, nascoste nei reni, cellule staminali adulte specifiche del tessuto renale, con proprieta' autorigeneranti che, opportunamente stimolate, possano a loro volta contribuire alla rigenerazione dell'organo.
Sempre su Lancet, che questa settimana dedica uno speciale alle malattie renali, Marcello Tonelli dell'Universita' di Alberta in Canada sottolinea che mentre nei Paesi in via di sviluppo, dove trapianto e dialisi sono ancora un sogno, si muore ancora di insufficienza renale, questo scenario e' praticamente cancellato in Occidente, dove chi ha un problema renale cronico anche grave trova nuova vita in dialisi e trapianto e di fatto sono i problemi cardiovascolari e non i reni a metterne a rischio la vita.
Molti animali, soprattutto anfibi e pesci, hanno un'enorme capacita' rigenerativa spontanea dei tessuti, reni compresi, in risposta a un danno acuto. Nei mammiferi questa capacita' e' ridotta, ma non assente, ed un'ampia documentazione scientifica, scrivono Remuzzi e colleghi su Lancet, dimostra che ci sono molte vie per amplificare le capacita' rigenerative dei reni; per esempio attraverso le cellule staminali adulte dell'organo.
La ricerca di queste staminali sta andando avanti: in numerosi lavori sono state individuate nel rene adulto umano 'nicchie' che custodiscono cellule con potenziale rigenerativo.
Alcune di queste staminali isolate da tessuto renale umano sano sono state gia' testate con successo su topolini dimostrando di poter indurre miglioramenti dei danni renali.
E non e' l'unica possibilita': 'cellule staminali adulte del midollo osseo - scrivono gli autori del lavoro - potrebbero contribuire al ricambio e alla rigenerazione di svariati compartimenti del rene. Queste staminali, infatti, pur essendo le progenitrici delle cellule del sangue, si differenziano anche in molte altre linee cellulari. Ed e' noto da svariati studi che le staminali del midollo migrano nel rene e partecipano al naturale ricambio dell'epitelio tubolare e alla riparazione del rene dopo danno acuto'.
Il problema e' di spingere la rigenerazione quando il danno e' cronico e progressivo: in questo caso si e' visto che farmaci contro l'ipertensione, presi a lungo termine, possono favorire un naturale, sia pur parziale, processo rigenerativo.
'Studi clinici miglioreranno la nostra comprensione dei geni che governano progressione e regressione della malattia renale cronica - concludono - e i geni associati a prognosi positiva.
Inoltre il miglioramento delle conoscenze sui farmaci gia' in uso che mostrino capacita' protettiva nei confronti dei reni potrebbe tracciare la strada verso nuovi percorsi terapeutici.
Insieme questi progressi in genetica e nelle conoscenze sui meccanismi di protezione renale contribuiranno a progettare molecole che abbiano come bersaglio geni rilevanti per la rigenerazione, che diverra' l'obiettivo finale sostituendo dialisi e trapianto'.

martedì 30 marzo 2010

USA - Staminali embrionali per riparare i circuiti neuronali

I ricercatori della University of California San Francisco hanno scoperto un nuovo metodo per provocare nel cervello una fase di "plasticità", lo stato che permette ai circuiti neuronali di cambiare. Sperimentando sulla corteccia visiva dei topi, gli studiosi hanno aperto la strada alla possibilità di riparare i circuiti cerebrali danneggiati da problemi di sviluppo o traumi.
Durante i primi stadi di sviluppo tutte le regioni del cervello vivono periodi di plasticità, per permettere la formazione di circuiti neuronali attraverso il processo della trasmissione sinaptica. Nel caso della corteccia visuale, i neuroni rispondono ai segnali visivi, trasmettendoli da cellula a cellula, fino a creare il relativo circuito neuronale.
Nella corteccia visuale, è il neurotrasmettitore inibitorio GABA, rilasciato dai neuroni, a provocare lo stato di plasticità. I ricercatori hanno quindi pensato di introdurre cellule che producono l'amminoacido GABA, creato con staminali embrionali neuronali, e ricreare così lo stato di plasticità. I risultati dello studio sembrano aver dato loro ragione.
Prendendo un gruppo di topi durante il periodo di plasticità (intorno alla quarta settimana dalla nascita), e privandoli della vista ad un occhio, gli studiosi hanno impedito uno sviluppo completo dei circuiti neuronali. Hanno poi trapiantato neuroni embrionali immaturi nella corteccia visiva degli animali. Con la maturazione delle cellule embrionali in neuroni che producono GABA, sono stati in grado di indurre un secondo stadio di plasticità. Si è visto che l'occhio a cui non era stato permesso di vedere durante il primo stadio naturale di plasticità era ora in grado di ricalibrare i propri circuiti neuronali nel secondo stadio di plasticità artificialmente indotto.
Lo studio suggerisce che in futuro potrebbe essere possibile trapiantare neuroni immaturi nella corteccia visuale e in altre parti del cervello danneggiato da ictus, trauma, disordini dello sviluppo, malattie psichiatriche e invecchiamento per dare al cervello di autoripararsi.

giovedì 25 marzo 2010

USA - Staminali embrionali. In un gene secreto loro immortalità

Non c'e' nessun diavolo che ha rubato loro l'anima in cambio dell'immortalita', le cellule staminali embrionali sono immortali grazie a un gene, Zscan4, che continuamente le ringiovanisce.
E' quanto scoperto in una ricerca pubblicata sulla rivista Nature studio cui ha partecipato anche l'Italia con Geppino Falco dell'Istituto di Ricerche Genetiche Gaetano Salvatore Biogem di Ariano Irpino.
Il gene Zscan4 'comanda' il ringiovanimento continuo delle staminali embrionali, rigenerando periodicamente i loro telomeri, ovvero le protezioni delle estremita' dei cromosomi che si 'sfilacciano' col tempo.
Le staminali embrionali sono proprio cellule sui generis: non solo sono malleabili come 'pongo', per cui possono trasformarsi in qualsiasi cellula del corpo, ma di fatto sono anche immortali perche', a differenza di altre cellule (anche dellel staminali adulte), si moltiplicano uguali a se stesse indefinitivamente.
Le altre cellule, invece, dopo aver prodotto alcune generaizoni di cellule figlie, smettono di riprodursi perche' accumulano errori genetici a carico del proprio Dna, errori che alla lunga le mettono KO. Inoltre i loro telomeri, ovvero il cappuccio protettivo di Dna dei cromosomi, si accorciano nel tempo e cio' compartecipa al loro processo di senescenza.
Condotto presso il National Institute on Aging (NIA) statunitense, lo studio dimostra che artefice dell'immortalita' delle staminali embrionali e' il gene Zscan4.
Gli esperti hanno scoperto che nelle cellule embrionali al naturale processo di senescenza cellulare si oppone un programma di ringiovanimento che coinvolge il gene Zscan4: questo si accende ad intermittenza e ringiovanisce le staminali rendendole tali e quali a come erano all'inizio. Il ringiovanimento comprende anche un processo di ri-allungamento dei telomeri che vengono riportati alla lunghezza originaria.
La scoperta di questo segreto cellulare potrebbe sortire future applicazioni nell'ambito di studi sull'invecchiamento e sulla rigenerazione di tessuti e organi.

lunedì 22 marzo 2010

Staminali pluripotenti generabili dal sangue umano

Staminali pluripotenti generabili dal sangue umano
E' possibile generare cellule staminali pluripotenti dal sangue umano tramite la trasduzione retrovirale. La possibilità di ricavare queste cellule dal un tessuto prontamente accessibile come il sangue apre molteplici nuove possibilità per la ricerca, e potrebbe un giorno consentire di tramutare i globuli rossi in altri tessuti per trattare malattie e traumi. Si tratta della prima volta in cui viene dimostrato che le cellule della linea ematica umana sono passibili di riprogrammazione. Le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) in vitro si differenziano rapidamente in corpi embrioidi che esprimono diversi marcatori di pluripotenza, e generano teratomi cistici ben differenziati con rappresentazione di tutti e tre le tipologie germinali embrionali se impiantate su ratti immunodeficienti. (Blood online 2009, pubblicato il 28/4

Crio preservazione embrionale: esiti rassicuranti



Gli esiti neonatali delle tecniche di congelamento graduale di embrioni od oociti sono rassicuranti, mentre invece i dati sul più nuovo metodo di criopreservazione basato sulla vetrificazione sono ancora troppo limitati per consentire delle generalizzazioni. In ogni caso, il congelamento lento di embrioni in stato di clivaggio precoce, metodo standard per molti anni, è sicuro in termini di esiti perinatali, e finora non sono stati individuati effetti collaterali a lungo termine, anche se non sono stati effettuati molti studi a lungo termine in merito. In caso di embrioni in eccesso, è più sicuro effettuare un impianto singolo e congelare gli altri embrioni, per poi impiantarli successivamente: i rischi maggiori infatti sono quelli collegati alle gravidanze multiple. Il congelamento graduale è stato anche associato a pesi neonatali maggiori e minori tassi di parto pretermine rispetto alla fertilizzazione in vitro normale o all'iniezione di sperma intracitoplasmatica. Per quanto riguarda la crescita, la morbidità neonatale e lo sviluppo mentale, i dati disponibili sono limitati, con poche differenze fra la criopreservazione e la fertilizzazione in vitro normale, e non sono stati individuati elementi preoccupanti. (Hum Reprod online 2009, pubblicato il 5/6)

Che cosa sono le cellule staminali?



Che cosa sono le cellule staminali?



Le cellule staminali sono cellule dotate di peculiari caratteristiche che le distinguono da altri tipi cellulari.

Esse sono capaci di proliferare indefinitamente mantenendosi in uno stato indifferenziato: possono dunque affrontare numerose duplicazioni senza dare segno di invecchiamento o differenziamento. Questa proprietà va sotto il nome di self-renewal o auto-rinnovamento e viene altrimenti definita come la capacità di generare cellule con le medesime caratteristiche della cellula madre ad ogni duplicazione cellulare.

Inoltre, le cellule staminali posseggono una grande plasticità differenziativa, ovvero sono in grado di dare luogo a numerosi tipi cellulari diversi qualora vengano indotte a differenziarsi.

Nell’adulto le cellule staminali permettono il rinnovamento fisiologico dei tessuti stabili e labili e la rigenerazione dei tessuti danneggiati.





Fonti e caratteristiche delle cellule staminali



Dal punto di vista della plasticità differenziativa le cellule staminali si distinguono in:



Totipotenti, cellule in grado di dare luogo a tutti i tessuti di un individuo e agli annessi embrionali (trofoblasto e placenta). Sono da considerarsi totipotenti solo lo zigote e gli otto blastomeri derivanti dalle sue tre successive divisioni.

Pluripotenti, cellule in grado di dare luogo a tutti i tessuti di un individuo ma non agli annessi embrionali. Sono pluripotenti le cellule della massa interna della blastocisti, rivestita dal trofoblasto, dette anche Cellule Staminali Embrionali.

Multipotenti, cellule maggiormente differenziate rispetto alle precedenti, sono in grado di dare luogo a tutti i tipi cellulari del tessuto di appartenenza. Tipicamente vengono considerate multipotenti le cellule staminali dell’adulto.





Cellule Staminali Embrionali Umane (hESC): si trovano nella massa interna della blastocisti (embrione del IV-V giorno) in numero di circa 30 cellule.

Posseggono una estrema plasticità differenziativa (pluripotenza): infatti possono dare luogo a tutti i tessuti di un individuo ma non agli annessi embrionali. In vitro mostrano una capacità replicativa illimitata senza evidenziare segni di differenzimento (sono state propagate per due anni in vitro). Inoltre, se coltivate in vitro su piastre opportunamente trattate, esse danno luogo a corpi embrioidi, aggregati sferoidali in seno ai quali le cellule cominciano dopo alcuni giorni a differenziarsi spontaneamente in linee cellulari appartenenti ai tre foglietti embrionali (ectoderma, mesoderma ed endoderma).

Presentano un’elevata espressione del fattore trascrizionale Oct-4, dimostrato essere cruciale per il mantenimento proprio della “staminalità”.

Trascorrono la maggior parte della loro vita in fase S, mancando del checkpoint di fase G1. Non mostrano inattivazione del cromosoma X.



Cellule Germinali Embrionali Umane (hESG): sono cellule precursori dei gameti e derivano dalle Cellule Germinali Primordiali (PGE) che si ritrovano nella cresta germinale dell’embrione a partire dalla IV settimana. Se coltivate in vitro, analogamente a quanto avviene per le hESC, danno luogo a corpi embrioidi.



Sembra che il loro potenziale re plicativo sia inferiore a quello delle ESC (70-80 duplicazioni), ovvero siano meno clonogeniche: questo sarebbe da ascrivere al fatto che le ESG sono cellule maggiormente differenziate rispetto alle ESC.

Esprimono AP, SSEA-1, SSEA-4, TRA-1-60, TRA-1-81 e presentano inoltre espressione del fattore trascrizionale Oct-4.



Cellule Staminali dell’Adulto: a partire dallo sviluppo post-embrionico e durante la normale vita di un organismo, alcuni tessuti del corpo necessitano di un continuo rinnovamento per bilanciare la perdita di cellule che avviene naturalmente. Il ricambio cellulare e il conseguente equilibrio tra cellule morte e cellule vive va sotto il nome di omeostasi tissutale.

È opinione comune che tale omeostasi sia sostenuta dalle Cellule Staminali dell’Adulto. Vi sono diversi tipi di queste cellule che intervengono nel turnover di tessuti differenti, e le più caratterizzate sono le Cellule Staminali Emopoietiche (HSC): queste risiedono nel midollo osseo in particolari zone denominate “nicchie” (1-2% della popolazione midollare) e si ritrovano anche nel sangue periferico (0,05% delle cellule del sangue periferico).

Esprimono le molecole CD133 e CD34: CD133 è una glicoproteina a 5 domini transmembranari, il cui ligando e la cui funzione non sono ancora stati individuati. CD34 è una glicoproteina transmembranaria a singola catena di 110kDa, espressa da progenitori emopoietici sia della linea linfoide che di quella mieloide. CD34 è inoltre espresso dalle cellule endoteliali.

Le HSC possono differenziarsi in tutti i tipi cellulari del sistema emopoietico ma non è ancora chiaro se la loro capacità differenziativa sia limitata a questo tessuto o se esse possano anche dare luogo a tipi cellulari di tessuti differenti. Pertanto queste cellule vengono definite come pluripotenti.

Sono già da diversi anni utilizzate in clinica nell’ambito dei cosiddetti trapianti di midollo osseo, oggi chiamati anche “infusione di cellule staminali”. Tale tipo di trapianto fu effettuato per la prima volta nel 1956 da Donnall Thomas e Joseph Murray (premi Nobel per la Medicina nel 1990) in un malato di leucemia, che a seguito del trattamento guarì.

Le cellule staminali possono essere ottenute da midollo osseo o da sangue periferico dopo mobilizzazione del sangue con G-CSF e successiva selezione immunomagnetica. Le cellule sono poi espanse ex-vivo in modo da ottenerne un numero sufficiente per il trapianto (2x106cellule per kg di peso del paziente).

È largamente dimostrato che le Cellule Staminali Mesenchimali (MSC) posseggono un potenziale differenziativo notevole. Queste cellule sono di origine midollare, ma si ritrovano anche nel tessuto adiposo e in altri tessuti. Nel midollo osseo svolgono un importante ruolo come cellule della nicchia ematopoietica. Crescono in adesione, in vitro, assumendo una forma fusata, simile a quella dei fibroblasti, o con ramificazioni ed esprimono una specifica combinazione di molecole di adesione quali CD29, CD44, CD105, CD166, ed altri. Non esprimono invece marker propri delle cellule emopoietiche. Possono differenziarsi in diversi lineages cellulari in vitro come osteociti, adipociti, cellule muscolari, condrociti.

Inoltre, le Cellule Staminali Mesenchimali posseggono una spiccata attività immunosoppressiva nei confronti dei linfociti T, proprietà che le rende interessanti dal punto di vista clinico nell’ambito dei trapianti: si pensa infatti che queste cellule possano essere utili per evitare il fenomeno del Graft Versus Host Disease (GVHD) – ovvero l’aggressione dei linfociti T del donatore nei confronti del ricevente – che spesso si verifica nei casi di trapianto allogenico.

Studi condotti in modelli sperimentali di danno al miocardio hanno dimostrato che le MSC sono capaci di migliorare la sopravvivenza degli animali in cui erano state inoculate rispetto ai controlli non trattati. Sono in corso diverse ricerche per comprendere il potenziale terapeutico di queste cellule nell’uomo.



Da: “Stem Cell Research and Application: Monitoring the Frontiers of Biomedical Research”

American Association for the Advancement of Science and Institute for Civil Society

giovedì 18 marzo 2010

ITALIA - Berlusconi: con staminali arriveremo a vivere 120 anni

"Il San Raffaele e don Verze' vogliono portare la vita media a 120 anni. Si tratta pero' di vita media, io e don Verze' puntiamo a vivere 30 anni di piu', ad arrivare a 150 anni e mi sto convincendo che questo progetto, come tutti quelli di don Verze', sia realizzabile". Il premier Silvio Berlusconi commenta cosi' il progetto dell'ospedale San Raffaele che punta a portare la vita media a 120 anni. "Ai primi dell'800 la vita media era di 23 anni, ai primi del '900 di 43, oggi e' di 80. L'obiettivo di don Verze' e del San Raffaele e' di arrivare a una vita media di 120 anni per tutti. Con la medicina preventiva, con le cellule staminali con la giusta alimentazione e stile di vita possiamo aggiungere anni alla nostra vita e anni di qualita', questo e' un progetto che vale per tutti", conclude Berlusconi.

ITALIA - ITALIA - Staminali, Rigenerato l'osso della mascella

Rigenerare l'osso della mascella utilizzando cellule staminali: lo ha fatto l'equipe medica dell'ospedale san Gerardo di Monza che ha appena portato a termine due interventi di ingegneria tissutale.
Gli interventi sono stati effettuati su due pazienti da Marco Baldoni, direttore della clinica odontoiatrica del san Gerardo e Fabrizio Carini, coordinatore del progetto. Entrambe le operazioni sono state attuate posizionando le cellule staminali, ottenute in laboratorio, nel difetto osseo causato dalla malattia, aiutandosi con una 'impalcatura' di tessuto biocompatibile che favorisce la trasformazione delle staminali in osso.
Ora, fanno sapere gli esperti, si devono attendere i tempi biologici di rigenerazione ossea, per poi andare a valutare con radiografie e valutazioni cliniche i due pazienti operati. Solo alla fine verra' stilato un resoconto scientifico comprensivo dei risultati che sara' inviato all'Istituto Superiore di Sanita' per le verifiche finali e la successiva validazione

AUSTRALIA - Staminali, Chiesa cattolica rinnova finanziamenti a progetto di ricerca con quelle adulte

Notizia
17 marzo 2010 11:37

La chiesa cattolica australiana ha finanziato per la quarta volta un progetto di ricerca sull'uso medico delle cellule staminali adulte, che ritiene eticamente accettabili, a differenza dell'uso delle staminali embrionali.
L'arcidiocesi di Sydney ha annunciato oggi un sussidio pari a 65 mila euro 'per sostenere e promuovere la ricerca sul potenziale terapeutico delle cellule staminali adulte', come ha spiegato l'arcivescovo di Sydney, Card. George Pell.
Il denaro e' stato consegnato al dott. Carl Walkley dell'Istituto St Vincent di ricerca medica di Melbourne, per un progetto che mira a migliorare il successo del trapianto di cellule staminali adulte nel rigenerare la formazione di sangue nei pazienti che soffrono di disturbi ematici, come leucemia e cancro. 'Il sussidio migliorera' ' la conoscenza della cellule staminali adulte, di come esse operano esattamente e di come e' possibile utilizzarle, ha detto il dott. Walkley. 'Ad esempio, speriamo di trovare la maniera di migliorare l'efficacia dei trapianti di midollo spinale e del trattamento delle malattie del sangue'.
Il card. Pell ha sottolineato che il successo di questa ricerca potra' portare a importanti applicazioni cliniche. 'Se questo sara' il caso, il progetto del dott. Walkley dara' un contributo molto significativo alla scienza medica', ha detto.

USA - Staminali. Ringiovanite cellule umane

Per la prima volta sono state ringiovanite delle cellule umane: si tratta delle cellule adulte rese staminali grazie a un cocktail di geni (chiamate Staminali Pluripotenti Indotte, Ips) e che hanno la caratteristica di invecchiare molto rapidamente. Il risultato, pubblicato sulla rivista Regenerative Medicine, secondo gli esperti potrebbe portare a future terapie anti-invecchiamento.
Autore dello studio e' un gruppo statunitense del quale fanno parte universita' (Ontario Cancer Institute, Burnham Institute for Medical Research and The Scripps Research Institute) e centri di ricerca privati (Biotime, Mandala Biosciences e Sierra Sciences). Il risultato, osservano i ricercatori, 'potrebbe permettere di far regredire il processo di invecchiamento nelle cellule umane per il loro uso nella medicina rigenerativa'. Per il coordinatore dello studio, il presidente della Biotime Michael D. West, 'e' l'inizio di nuove possibilita' di intervenire nelle malattie collegate all'eta'. Siamo convinti che queste tecnologie avranno un impatto significativo sul futuro della medicina, anche se c'e' ancora molto lavoro da fare per tradurre questa scoperta in terapie efficaci e sicure'.
Sebbene siano sotto molti aspetti simili alle cellule staminali embrionali, le staminali indotte sembrano invecchiare prematuramente: un problema che e' visto da molti esperti come il tallone di Achille nella possibilita' di utilizzare queste cellule. Per comprendere le cause di questo fenomeno i ricercatori hanno osservato che cosa accade nei telomeri, ossia nelle strutture che si trovano alle estremita' dei cromosomi e che sono il termometro dell'invecchiamento perche' si accorciano ogni volta che la cellula si riproduce. Hanno confrontato il comportamento dei telomeri in alcune linee di cellule staminali embrionali e in sei linee di cellule Ips derivate dalle prime.
Mentre nella maggior parte delle cellule Ips i telomeri si accorciavano con il ritmo veloce osservato in cellule di questo tipo, nella sesta linea i telomeri si conservavano notevolmente piu' a lungo (oltre 60 giorni) rispetto a quelli delle staminali embrionali. Cio' significa, osservano i ricercatori, che 'cellule differenziate e invecchiate possono diventare giovani'.

mercoledì 17 marzo 2010

First word report from Argentina of feasibility of Implant Autologous Stems Cells with Endovascular Technique in Diabetes mellitus patient.

First word report from Argentina of feasibility of Implant Autologous Stems Cells with Endovascular Technique in Diabetes mellitus patient.
Roberto Fernandez Vina MD, Oberdan Andrin MD Jorge Saslavsky MD, Francisco Vraslovick MD,Pinto Andres Tch.
Affiliations: Don Roberto Fernandez Vina Foundation, San Nicolas, Buenos Aires, Argentina - San Nicolas Clinic Buenos Aires Argentina, Medicine Faculty Rosario University, Argentina,
Institutions
After our great experiences of implanting Stems Cells in heart to repair myocardial infarction (more than 70 cases) our group decided to start implanting Stem Cells in the Pancreas to repair the Insulin Beta 2 cells. Many works have demonstrated that stem Cells can cure Diabetes. A 42 years old (male) Diabetes mellitus Type 2 patient was admitted to our Interventional Cardiology Service, to be submitted to an implant "in situ" of Autologous mononuclears Stem Cells (Cd34+, Cd 38-) in the pancreas. The patient accepted the treatment and gave his informed consent. The glycemia at admittance was 3,5g%, and the patient was receiving NPH Insulin and Sulphonylureas. Bone marrow (500cc) was extracted from the iliac crest under local anesthesia. The cellular suspension of Stem Cells was processed to obtain a satisfactory increase in mononuclear cells (13 x 107). The cells tested positive for CD34, an indication of pluripotenciability and differentiation capacity. The enriched suspension in CD34-positive cells (22 x 106) was then re-infused into the Pancreatic Tail Artery 3 hours after bone marrow extraction. A selective catheterization of Spleen Artery was made using Judking Technique from a femoral puncture with an angiographic Side Winder Catheter 6 Fr.The angiography showed the Posterior or Tail and Medial or Gender Pancreatic Arteries and the Spleen Artery’s Terminals branches inside the Spleen.(Fig 1-2). A 3m. Interchange wire was placed inside the Spleen artery and the Diagnosis Catheter was retired, then over this wire a Judkin RC 6F Guide catheter was sliced and placed inside the final portion of Spleen Artery before the origin of Pancreatic Tail Artery. Two 0.0014 wires were placed inside the Spleen’s terminals branches. Two Ballon Coronary Angioplasty catheters (4mmx20 mm & 3,5mmx20mm) were sliced over each wire and placed in the beginning of the Spleen Artery bifurcation after the beginnig of Pancreatic Tail artery (Fig 3-4). Both balloons were inflated with low pressure to occlude the distal flow of Spleen artery and derivate the blood flow inside the Pancreatic artery to the Pancreas tail. The enriched suspension in CD34-positive cells (22 x 106) was then re-infused into the final portion of the spleen artery through the Catheter that was maintained occluded with the balloons during the infusion to derivate the cells inside the pancreas. After having injected Stems cells solution it was injected 50 ml of Saline Solution to improve the flow inside the Pancreas. Dr. Roberto Fernandez Vina Foundation - San Nicolás Clinic, Buenos Aires, Argentina - Maimonides University, Buenos Aires, Argentina
The balloons were deflated and retired and it was made a new angiographic control that did not show occlusion or embolism of spleen’s terminal arteries and good flow inside the Pancreas Tail arteries.
The sheath was retired after 2 hours and the patient was discharged from the hospital after 24 hours without complications.
Conclusion: During the first post implant week, the glycemia decreased to 2,5g% and the glycosuria decreased as well, and after the second week the glycemia decreased to 1,50g% with a minimal Sulphonylureas dose. Amylase increase was not reported Comment: The endovascular way technique to implant Stems cells in a selective way in the Pancreas Tail to avoid complications of massive stems cells implant is a safe way and an easy procedure not only to implant Adult Stems Cells but also to infuse drugs (grown factors) inside the Pancreas to improve of Beta 2 Cells regeneration in Diabetic Patients.

REPORT FROM ARGENTINA OF FIRST THREE YEARS FOLLOWS UP OF AUTOLOGOUS STEM CELLS IMPLANT IN DIABETES TYPE 1 (WORLD WIDE PIONEER EXPERIENCE )

REPORT FROM ARGENTINA OF FIRST THREE YEARS FOLLOWS UP OF AUTOLOGOUS STEM CELLS IMPLANT IN DIABETES TYPE 1 (WORLD WIDE PIONEER EXPERIENCE )
Author Block Fernandez Vina, Roberto Fernandez Vina Foundation Argentina, Buenos Aires, Argentina Abstract: Background: The adults stem cells CD34 (+)CD38(-) have the capacity to differentiate in functional cells on endocrine pancreas We did the first implant of ASC in the world in diabetes 1 in 2005 . Objectives: To report the long time performance of Diabetic type 1 patients treated with Stems cells implant. Method: Following first three year on cell therapy for diabetes 1 the conclusions are optimistic. In this study were observed the evolution of 38 Diabetic type 1 patients, 20 male, 18 female, average age 23.06 years old (±20.2). All the patients were under insulin therapy. For the transplantation were harvest bone marrow from iliac crest by aspiration, following the sample was processed using a density gradient separation method, obtained 120ml (±95) of CD34(+)CD38(-) solution. For the implant was procedure a catheterization through Spleen Artery. No complications or further events were observed during or after the procedure. The patients were subjected to clinical and blood samples control during the 12 months following the implant. C-Peptide Basal (ng/ml), Basal 0.39, 6 Months 0.54, 36 Months 1.95, Increment 98.30%, C-Peptide after meal (ng/ml), Basal 0.46, 6 Months 0.56 36 Months 2.54, increment 151.63%, H1c Basal 8.4, 6 Months 7.39.36 Months 6,54, Decrement 24,58%, Insulin Basal (MU/ml), Basal 5.09, 6 M onths 12,25, 36 Months18.66,Increment23,25%, Insulin Doses (IU/day): Basal, 54,96, 6 Months 35,83,36 Months 12,60, Decrement 65,44%
Conclusions:
The implant of mononuclear CD34+CD38- ( stem cells) from autologous bone marrow improve pancreatic function in patients with type 1 diabetes, in a safety form and is maintained after 3 years at least

martedì 16 marzo 2010

Stem Cell Transplantation Helps Patients With Type 1 Diabetes Achieve Long-Term Insulin Independence, Improves Beta-Cell Function

Stem Cell Transplantation Helps Patients With Type 1 Diabetes Achieve Long-Term Insulin Independence, Improves Beta-Cell Function

EMBARGOED FOR EARLY RELEASE: 10 A.M. (ET) TUESDAY, APRIL 14, 2009

(JAMA 2009;301[15]:1573-1579.)

WASHINGTON, D.C.-The majority of patients with type 1 diabetes who underwent a certain type of stem cell transplantation became insulin free, several for more than three years, with good glycemic control, and also increased C-peptide levels, an indirect measure of beta-cell function, according to a study in the April 15 issue of JAMA, a theme issue on diabetes.

Richard K. Burt, M.D., of the Northwestern University Feinberg School of Medicine, Chicago, presented the findings of the study at a JAMA media briefing at the National Press Club in Washington, D.C.

Clinical evidence indicates that there is an inverse association between beta-cell (a type of cell in the pancreas that secretes insulin) preservation and function and chronic complications of type 1 diabetes mellitus (DM), and the higher the C-peptide levels (a byproduct of insulin production, made up of amino acids), the lower the incidence of some types of complications of type 1 DM. A previous study found that autologous nonmyeloablative hematopoietic stem cell transplantation (HSCT) in 15 patients with newly diagnosed type 1 DM resulted in the majority of patients becoming insulin free during the follow-up, which averaged about 19 months. "However, it was suggested that subsequent insulin independence was a prolonged honeymoon period due to dietary and exercise changes associated with close posttransplant medical observation," the authors write, and it was not known if this change was because of an improvement in beta-cell preservation.

HSCT, which uses a patient's own blood stem cells, involves the removal and treatment of the stem cells, and their return to the patient by intravenous injection.

Dr. Burt and colleagues conducted a study to determine if posttransplant insulin independence was due to improved beta-cell function by monitoring the C-peptide levels of 23 patients who underwent stem cell transplantation. The patients, with type 1 DM, were ages 13-31 years.

Of the 23 patients, 20 experienced time free from insulin (12 continuously and 8 transiently). Patients remained continuously insulin free for an average time of 31 months (range, 14-52 months). One patient had more than 4 years with no exogenous (produced outside the body) insulin use, 4 patients for at least 3 years, 3 patients for at least 2 years, and 4 patients for at least 1 year. Eight patients relapsed and resumed insulin use at low doses. The majority of patients achieved good glycemic control.

In the continuously insulin-free group, average area under the curve (AUC; a type of measurement) of C-peptide levels before transplantation (225.0 ng/mL per 2 hours) showed a significant increase at 24 months after transplantation (785.4 ng/mL per 2 hours) and at 36 months after transplantation (728.1 ng/mL per 2 hours). In the transient insulin-independent group, average AUC of C-peptide levels also increased from 148.9 ng/mL per 2 hours pretransplantation to 546.8 ng/mL per 2 hours at 36 months, which was sustained at 48 months. In this group, 2 patients regained insulin independence after treatment with the antihyperglycemic drug sitagliptin, which was associated with an increase in C-peptide levels.

Two patients developed pneumonia in the hospital, 3 patients developed late endocrine dysfunction, and 9 patients developed oligospermia (sperm deficiency). There were no deaths.

"In conclusion, autologous nonmyeloablative HSCT was able to induce prolonged and significant increases of C-peptide levels associated with absence of or reduction of daily insulin doses in a small group of patients with type 1 DM," the researchers write. "At the present time, autologous nonmyeloablative HSCT remains the only treatment capable of reversing type 1 DM in humans. Randomized controlled trials and further biological studies are necessary to confirm the role of this treatment in changing the natural history of type 1 DM."

Transplants help Type 1 diabetics skip insulin

Transplants help Type 1 diabetics skip insulin
Tue Apr 14, 2009 10:10am EDT

CHICAGO (Reuters) - People with type 1 diabetes who got stem cell transplants were able to go as long as four years without needing insulin treatments, U.S. researchers said on Tuesday.
They said the process, which involves injecting people with stem cells made from their bone marrow cells, appears to have a lasting effect.
The study involved patients with Type 1 diabetes, formerly called juvenile diabetes, which occurs when the immune system goes haywire and starts attacking itself, destroying insulin-producing cells in the pancreas needed to control blood sugar.
These patients typically need daily insulin therapy to control their diabetes.
Dr. Richard Burt of Northwestern University's Feinberg School of Medicine in Chicago and colleagues first reported on the short-term success of the procedure, known as autologous non-myeloablative hematopoietic stem-cell transplantation, in 2007 but have since looked at how long it persisted.
Writing in this week's Journal of the American Medical Association they said 20 of 23 patients "became insulin free -- 12 continuously and eight transiently -- for periods as long as four years." The transient group of eight had to restart insulin at reduced levels.
The patients ranged in age from 13 to 31.
To find out if the change was lasting the research team said they measured levels of C-peptides, which show how well the body is producing insulin. They found those levels increased "up to 24 months after transplantation and were maintained until at least 36 months," their report said.
Even in the group which had to restart insulin there was still a significant increase in C-peptide levels that lasted at least two years, the researchers said.
They said the procedure was able to induce "prolonged and significant increases of C-peptide levels" in the small group of patients who were taking little or no insulin.
"At the present time (it) remains the only treatment capable of reversing type 1 diabetes mellitus in humans," the team wrote.
"Randomized controlled trials and further biological studies are necessary to confirm the role of this treatment in changing the natural history of (the disease)," they added.

(Editing by Julie Steenhuysen and Alan Elsner)

lunedì 15 marzo 2010

The Bone Marrow Aspiration

Aspirato di midollo osseo. unaltra tecnica

Aspirato midollare con Vidacare - EZ 10

A

Aspirato midollo osseo attuale con Vidacare - ez 10

aspirato e biopsia midollo osseo

Cellule staminali in Cina

Nuovi riconoscimenti dal Governo

Taizhou, Jiangsu, Cina, gennaio 2010

Il governo di Jiangsu, reparto Scienza e Tecnologia, ha annunciato una sovvenzione di 1,8 milioni di dollari (Jiangsu Technological Achievements Transformational) per sostenere la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie per le cellule staminali mesenchimali da cordone ombelicale, (hUC-MSC). Destinataria della sovvenzione sarà la Shenzhen Beike Biotechnology Co., Ltd. che sta lavorando con la Jiangsu University e la Nanjing University Drum Tower Hospital per soddisfare i requisiti richiesti. Questa sovvenzione segna l'inizio della seconda fase del progetto di industrializzazione di ingegneria sulle cellule staminali della Beike. La prima fase del progetto è iniziata a maggio 2008, quando Beike ha aperto una banca di cellule staminali di 1.800 metri quadrati nella China Medical City di Taizhou. Nella seconda fase la banca sarà utilizzata come una libreria per l'archiviazione e l'indicizzazione dei campioni di hUC-MSC. In aprile 2009 la Beike ha installato, sui suoi 20.000 metri quadrati del complesso industriale Stem Cell Regenerative Medicine, il più grande stoccaggio di cellule staminali al mondo e il più grande impianto di trattamento. Beike utilizzerà una parte della sovvenzione ‘Jiangsu Technological Achievements Transformational’ per equipaggiare questo complesso con oltre 80 moduli di attrezzature specializzate inclusi i completi sistemi automatizzati di analisi immuno-enzimatico, gli incubatori di biossido di carbonio e gli analizzatori di vitalità cellulare. Gli obbiettivi di questa convenzione di tre anni sono quelli di sviluppare sistematicamente la tecnologia hUC-MSC e la sua applicazione medica da "laboratorio-a-letto" - dalla raccolta alla modellazione di laboratorio attraverso studi clinici, e infine le applicazioni cliniche nel trattamento del Lupus Eritematoso Sistemico (LES) , della Sclerosi Multipla (SM) e altre malattie degenerative. A sostegno di questo sforzo, Beike fornirà le strutture, le attrezzature, il quadro gestionale e alcune tecnologie cliniche delle cellule staminali per il progetto. Il Drum Tower Hospital, della Nanjing University Medical School, sarà responsabile della gestione delle sperimentazioni sull’uomo, mentre la Jiangsu University porterà la sua vasta ricerca biologica e lo sviluppo delle risorse nelle fasi di produzione e nello studio sugli animali . Il dottor Sean Hu, CEO e presidente della Beike Biotechnology, ha commentato la collaborazione dicendo: "Come leader asiatico nella tecnologia delle cellule staminali e delle sue applicazioni, Beike è orgogliosa di collaborare con due delle migliori università mediche di Jiangsu entrambe rinomate leader nella tecnologia e l'applicazione delle cellule staminali. Sono fiducioso che con un sostegno costante da parte della provincia di Jiangsu e del governo cinese, questa collaborazione continuerà a produrre un lavoro pionieristico nel campo delle cellule staminali ". Il Drum Tower Hospital sarà responsabile per la sperimentazione clinica. Il Dr. Sun Lingyun, direttore dell'ospedale di Reumatologia e del reparto di Immunologia, seguirà 140 pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico, e il Dr. Xu Yun, direttore del reparto di Neurologia dell'ospedale, supervisionerà 60 pazienti affetti da Sclerosi Multipla. "Ho studiato le cellule staminali a partire dal 1997 e ho visto il loro potenziale di guarigione negli studi su animali e su soggetti umani," ha dichiarato lo stesso Dr. Sun, commentando la sua precedente esperienza con le cellule staminali. "La sovvenzione contribuirà a consolidare la China Medical City come uno dei centri di riferimento per la tecnologia della ricerca delle cellule staminali. Gli studi condotti nell'ambito della presente sovvenzione sarnno rivoluzionari per il gran numero di pazienti inclusi ". Il Dr. Sun Lingyun ha lavorato a lungo con la tecnologia delle cellule staminali, sia in laboratorio che clinicamente. Questo progetto si baserà sulla sua precedente pubblicazione sulla rivista ‘Stem Cells’, intitolata " Mesenchymal Stem Cell Transplantation Reverses Multi-Organ Dysfunction nel Lupus Eritematoso Sistemico nei topi e negli esseri umani". Visti i risultati incoraggianti già evidenti per la SM e il LES, il prossimo obbiettivo della Jiangsu University sarà quello di creare ulteriori modelli per la sperimentazione delle hUC-MSC potenziali in altri disturbi come la lesione cerebrale, le lesioni del midollo spinale, le malattie epatiche e danni renali. La Jiangsu University ha già fatto progressi nella separazione, nell'individuazione, nella purificazione, nell’amplificazione e nel controllo di qualità delle hUC-MSC. Una parte di questa sovvenzione sarà per la ricerca della crescita delle hUC-MSC, delle caratteristiche di differenziazione, delle norme di identificazione e lo studio medio del siero-free.
A proposito di Beike Biotechnology Company Limited Beike Biotechnology è l'azienda leader in Cina nel settore biotecnologico. I suoi scienziati si sono concentrati sullo sviluppo e la commercializzazione di terapie con cellule staminali adulte dal 1999. L'azienda attualmente produce una linea completa di prodotti di cellule staminali da cordone ombelicale, da sangue del cordone e dal midollo osseo. La tecnologia di elaborazione unica di Beikeprepara le cellule per l’uso nel trattamento di una serie di gravi condizioni di salute tra cui l’atassia, le lesioni cerebrali, la paralisi cerebrale, la malattia del piede diabetico, l’ischemia degli arti inferiori, la sclerosi multipla, la distrofia muscolare, le lesioni del midollo spinale e le patologie del nervo ottico.

A proposito della China Medical City La provincia di Jiangsu è la numero uno per l'industria medica della Cina sulla base dei ricavi generati nel corso degli ultimi cinque anni. La città di Taizhou sta rapidamente diventando la città biotecnologica leader di Jiangsu con oltre il 35% di crescita annuale dal 2004. La China Medical City gode di una privilegiata ubicazione in 25 chilometri quadrati nel cuore della città di Taizhou. Il distretto è stato istituito dal governo cinese nel 2005 e ha il sostegno attivo del governo locale. Essa incarna l'obiettivo della Cina di razionalizzare il settore dei materiali farmaceutici e medici, concentrando tutti i servizi medici e di sostegno in una posizione centrale.

domenica 14 marzo 2010

venerdì 12 marzo 2010

giovedì 11 marzo 2010

Primo trapianto di cellule staminali per il diabete – 2005

Primo trapianto di cellule staminali per il diabete – 2005

Written By: dr.Candiotto on febbraio 16, 2010 No Comment
A quattro anni di quest’articolo del carissimo collega e amico Roberto, sulle staminali autologhe si stanno cominciando a vedere la reale potenzialità, sì le cose si faranno bene il futuro di questa terapia contribuirà a combattere molte malattie.
“Per la prima volta al mondo, questo tipo di impianto e’ stato realizzato nel pancreas”, spiegaba cosi’ Roberto Fernández Viña, direttore del servizio di Cardiologia della Clinica San Nicolás, il primo trapianto di cellule staminali autologhe per combattere il diabete.
I medici argentini dell’universita’ situata a San Nicolás, 200 km a nord di Buenos Aires, hanno realizzato l’intervento senza il contributo di istituzioni pubbliche o private, ma hanno potuto contare sul sostegno e il riconoscimento dell’Universita’ statunitense di Stanford e dell’Ospedale Emby Anderson di Washington, cosi’ come dell’Ospedale George Pompidou di Parigi.
L’équipe di ricercatori, medici e docenti universitari argentini ha rigenerato i tessuti del pancreas che avevano smesso di produrre insulina, necessaria per fermare il progredire del diabete. L’impianto di cellule staminali e’ stato realizzato su un paziente di 42 anni che non era dipendente da insulina e senza doverlo operare visto che l’impianto e’ stato realizzato per via endovenosa.
La procedura e’ nata su un’idea di Viña ma tecnicamente l’intervento e’ stato realizzato dal suo collega Néstor Sosa, che per due anni ha lavorato con cellule staminali autologhe.
“La procedura e’ la prima al mondo e non esistono precedenti simili. Il paziente ha dimostrato una evoluzione clinica e di laboratorio favorevole nella prima settimana, portando il livello di glicemia iniziale da 350 a 170 grammi”, hanno spiegato i medici.
Sono circa 190 milioni le persone affette da diabete nel mondo, e nel giro di venti anni si calcola che la cifra potrebbe raddoppiare. Il diabete ha luogo quando l’organismo non produce insulina, o produce una quantita’ insufficiente di questo ormone, generato dalle insule di Langherhans del pancreas. Uscendo dal pancreas, l’insulina passa nel sangue facilitando che il glucosio -lo zucchero risultante dalla digestione degli alimenti- penetri nelle cellule e si trasformi nell’energia richiesta dal nostro organismo.
Quando a causa della mancanza di insulina il glucosio non puo’ entrare nelle cellule, si accumula nel sangue provocando i sintomi del diabete, come la fatica, l’aumento della sete, l’irritabilita’, molta urina, crampi nelle mani o nei piedi e ulcere.

Cellule staminali contro il diabete

I risultati di una ricerca autraliana

Pubblicati sul sito news.medical.net i risultati mid-term di una ricerca a oggi in corso, coordinata dal professor Ravi krishnan del Queen Elizabeth Hospital di Adelaide, in Australia.
La tesi su cui sta lavorando l'equipe del dottor Krishnan è che, iniettando nel corpo del paziente diabetico di tipo 2 una dose di  cellule staminali adulte, si ottiene un significativo incremento del livello di insulina e un notevole abbassamento del livello di glucosio.
I ricercatori hanno effettuato la sperimentazione su un campione di topi affetti da diabete di tipo 2. Ai roditori è stata iniettata una singola dose di cellule staminali (Mesenchimal Precursor Cells o MPC), estratta da un paziente umano con diabete di tipo 2.
Gli studiosi hanno misurato come nei topi fosse riscontrabile un chiaro incremento dell'insulina, corrispondente a un netto decremento dei livelli di glucosio presente nel sangue.
Il fenomeno viene prodotto dalle riparazioni nel pancreas che le staminali comportano.
Le sperimentazioni dello staff australiano sono tuttora in corso, ma gli esiti appaiono molto promettenti.

Uno degli scienziati del team di ricerca, il diabetologo Michael Horowitz, ha dichiarato che già ora i dati dimostrno le potenzialità delle cellule staminali adulte nel trattamenti nel diabete di tipo 2.

Le Mesenchimal Precursor Cells incrementano la rigenerazione delle cellule - beta del pancreas, permettendo in tal modo un innalzamento dell'insulina, nettissimo e sicuro. Fonte: "The Medical News"

mercoledì 10 marzo 2010

Biostimolazione con Plasma autologo nella Caduta dei Capelli

Biostimolazione con Plasma autologo nella Caduta dei Capelli

Written By: dr.Candiotto on gennaio 21, 2010 No Comment
Biostimolazione  con Plasma autologo nella caduta di capelli.
Da qualche tempo e per il cortese interessamento da un paziente o cominciato a praticare la biostimolazione con plasma autologo ricco di fattori di crescita in problemi da perdita di capelli.
La Biostimolazione autologa e da me praticata nella medicina estetica da 4 anni.
A un anno di tempo utilizzata nella caduta dei capelli e poca letteratura internazionale consultata, posso definire questa terapia, promettente e assente di complicanze secondarie.
La percentuale maggiore dei pazienti trattati, sono soddisfatti dei risultati ottenuti, hanno sospeso terapie anteriormente svolte, e proseguono con sedute di Biostimolazione autologa con Concentrati Piastrinici mensile.
Penso che nel futuro prossimo, di questa terapia si sentirà parlare ancora.
Per ulteriore informazione contattatemi.

Articolo publicato in salute.aduc.it

DIFFERENZA TRA CELLULE STAMINALI FETALI, EMBRIONALI, CORDONALI ED ADULTE.
- Le cellule staminali fetali sono ricavate da aborti. Il loro utilizzo in medicina equivale all'uso di organi espiantati da cadaveri. Dal punto di vista biologico, non si hanno ancora conoscenze definitive, ma dagli studi disponibili e' emerso che hanno caratteristiche intermedie tra quelle embrionali e quelle adulte. Tendenzialmente sono pluripotenti e deputate all'accrescimento peri-natale dei tessuti.

- Le cellule staminali embrionali si trovano nella regione interna dell'embrione prima che si sia "attaccato" alla parete dell'utero. Si tratta di cellule totipotenti, con alte capacita' di proliferazione, e grazie a queste caratteristiche sono particolarmente ambite per uso terapeutico contro molte patologie umane. Possono essere isolate, estratte e coltivate in vitro, con il risultato che, a partire da poche decine di cellule, si possono ottenere linee di centinaia di milioni di staminali intatte. L'estrazione di queste cellule richiede la soppressione dell'embrione, che non supera mai i 14 giorni dalla sua fecondazione.
Vi e' un'ulteriore suddivisione fra le cellule staminali embrionali, che riguarda piu' l'uso e l'origine, che le caratteristiche stesse:
staminali embrionali eterologhe; si trovano nella regione interna dell'embrione prima dell'impianto in utero. Queste cellule infatti, sono estremamente utili per le loro capacita' terapeutiche in generale, anche se il loro patrimonio genetico non e' lo stesso di un potenziale paziente che ne trarrebbe giovamento. Il dibattito su queste cellule si focalizza sostanzialmente sugli embrioni sovrannumerari rimasti inutilizzati nelle cliniche per la fertilita'. Questi embrioni vengono crioconservati generalmente per 5 anni, dopo i quali non sono piu' impiantabili in utero, e vengono destinati alla distruzione. In Italia non esiste un registro di questi embrioni, ma e' plausibile che il numero sia estremamente elevato: tra i soggetti interessati a impiantare nel proprio utero questi embrioni, e quelli realmente prodotti vi e' un'enorme sproporzione. Gli scienziati chiedono quindi di poter operare su tali embrioni, come e' gia' possibile fare in Gran Bretagna, ad esempio.
staminali embrionali autologhe; sono prelevate dopo che il nucleo di una cellula adulta viene trasferita in un uovo privato del suo nucleo. Possiedono quindi lo stesso patrimonio genetico del donatore della cellula adulta, e possono essere trapiantate senza rischi di rigetto. Sono in sostanza il frutto della cosiddetta clonazione terapeutica. Un esempio pratico puo' mostrare la differenza tra eterologhe e autologhe. Un paziente X ha bisogno di un trapianto di staminali embrionali. Le possibilita' sono due: utilizzare staminali eterologhe prelevate da un embrione sovrannumerario e poi coltivarle. Oppure prelevare una cellula del paziente X, dare vita ad un embrione tramite clonazione o TNSA, e poi prelevare le staminali autologhe sviluppatesi nell'embrione stesso, cellule che hanno il medesimo patrimonio genetico di X.

- Le cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale suscitano molta attenzione fra le compagnie biotech e le banche per la conservazione di materiale biologico. Molti sperano infatti di poter creare delle banche apposite di cellule autologhe (proprie) per ogni neonato al momento della nascita; in Italia per ora e' vietata l'istituzione di banche presso strutture sanitarie private anche accreditate. Per quanto riguarda l'uso autologo, e' previsto solo previa autorizzazione da parte delle regioni, e non comporta alcun onere a carico del donatore. Ma le loro applicazioni possibili sono ancora ristrette, sembra infatti che siano in grado di produrre solamente cellule del sangue, che comunque sono un valido aiuto nel caso di malattie ematologiche, come le anemie o alcuni tipi di cancro.

- Le cellule staminali adulte provvedono al mantenimento dei tessuti e alla loro eventuale riparazione, ma le loro capacita' non sono illimitate, e quando vengono a mancare inevitabilmente i tessuti e gli organi tendono a decadere. Da recenti studi sembra che abbiano una particolare plasticita', mentre un tempo si credeva che le staminali adulte fossero in grado di differenziarsi solo nei tessuti ospitanti. Per quanto riguarda l'uso terapeutico vi sono ancora delle difficolta' nella crescita e nella coltivazione in vitro, e pertanto sono necessari ulteriori studi e sperimentazioni.

Cellule staminali

Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate dotate della singolare capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo..

Sono le cellule che potranno cambiare o rivoluzionare la medicina del futuro, permettendo a noi medici di riparare specifici tessuti o di riprodurre organi.

Como tutte le rivoluzioni, e importante la ricerca sulle cellule staminali, ricerca libera da pregiudizi, in favore del essere umano per rivoluzionare il modo di curare alcune malattie mortali e altre invalidanti come la paralisi.

Questo blog e aperto a tutti quelli che con senso critico, vuole sapere si in un futuro prossimo, questa metodica potra essere considerata una terapia valida.